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event

Workshop "IT innovation perspectives: le sfide delle Open Platform 2020"

I temi dell'evento, raccontati da alcuni dei partecipanti.
A cura di Cetif
08.04.2020
News
A cura di Cetif

Lo sviluppo della tecnologia nel campo della comunicazione, in particolar modo partendo dalla telefonia mobile, si è riversata, come un fiume impetuoso, in ogni settore dell’economia reale e finanziaria.

“Gli italiani che utilizzano gli smartphone salgono dal 73,8% al 75,7% (con una crescita dell'1,9%, quando ancora nel 2009 li usava solo il 15% della popolazione)” - 16° Rapporto Censis sulla comunicazione – 20 febbraio 2020.

Dunque, il mondo dei servizi finanziari, bancari ed assicurativi, si trova “circondato” da una “nuova clientela” ovvero da clienti/utenti possessori di “potenziali” terminali del sistema informativo del loro reale o potenziale fornitore. Come rispondere a questa situazione ? Proseguire nella gestione e implementazione di un modello “chiuso”, sia esso in outsourcing o meno, o muoversi verso sistemi “aperti” predisponendo un sistema informativo di tipo Open Platform ?

La Direttiva (UE) 2015/2366 del 25 novembre 2015, più nota come Direttiva PSD2, relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno, ha disegnato un business model nel quale è il cliente che determina il “dialogo” tra i vari soggetti finanziari; la crescente complessità tecnologica, sottesa all’economia one click, indicano chiaramente la strada da seguire: Open Platform non è una scelta bensì è la realtà e la collaborazione tra i vari attori del mercato finanziario una necessità.

Il workshop si è proposto di fare il punto sulle strategie e gli investimenti in tecnologie abilitanti per i nuovi modelli di business, affrontando anche le nuove sfide in termini di rischi, sostenibilità e costi ad esse associati.

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Federico Rajola, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale - Direttore CeTIF, nell’aprire i lavori di questo primo workshop per l’anno 2020 ha ricordando innanzitutto i trent’anni di attività del Centro di Ricerca e le attività programmate per l’anno in corso: 15 programmi di ricerca, il settore della formazione, l’attività dell’Osservatorio Normativa (Cefirs) e quello sulle FinTech (FinTech Lighthouse).

Non solo ricerca ma anche applicazioni: Il progetto Insurance Blockchain Sandbox ha realizzato le prime micro-polizze parametriche a rimborso automatico basate su tecnologia blockchain e smart contract “dimostrando in modo concreto che la blockchain rappresenta una tecnologia in grado di abilitare le imprese assicurative allo sviluppo di nuovi prodotti, per rispondere alle esigenze sempre più complesse e variegate del mercato” e visto l’esito positivo dell’iniziativa, la piattaforma sviluppata verrà utilizzata per il collocamento di polizze al pubblico dal secondo trimestre del 2020.

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Quattro motivi per adottare una struttura organizzativa aperta; Open Banking: 4 reason why questa la chiave di lettura dell’intervento di Paolo Gatelli, Senior Research Manager CeTIF, Università Cattolica di Milano; dunque: (i) Indirizzare una relazione basata sui bisogni e sulle aspettative del cliente, (ii) arricchire i prodotti core con servizi di partner specializzati, (iii) Integrare prodotti di partner coi propri in ottica di engagement e cross selling e (iv) essere presenti nel day by day del cliente con customer journey evolute. A supporto delle “quattro ragioni” che inducono all’adozione di una “struttura aperta” Paolo Gatelli ha presentato tre use case:

La società FinTech Housers, che sta rivoluzionando gli investimenti immobiliari, ha firmato una partnership con Evo Bank. “Grazie a questo accordo, i clienti di Evo Bank avranno la possibilità di accedere ai progetti di risparmio selezionati dalla piattaforma Housers in modo rapido, semplice e trasparente attraverso i portali web e mobile banking”. I clienti di Intesa Sanpaolo potranno convertire i risparmi del loro “salvadanaio digitale” in buoni regalo da spendere su Amazon mentre i clienti di Poste Italiane potranno sottoscrivere i prodotti del gruppo Intesa.

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Vogliamo diventare una vera banca globale, cioè operare praticamente in tutti i paesi fornendo ai clienti una gamma molto estesa di servizi finanziari” questo l’ambizioso progetto di Nikolay Storonsky che con Vlad Yatsenko nel 2015 ha lanciato sul mercato Revolut.

Elena Lavezzi, responsabile per il sud Europa di Revolut, ha rilanciato il concetto del fondatore poiché, come rappresentato dal titolo della sua presentazione, Revolut è “un caso di successo determinato dall’incontro tra tecnologia e utente”.

Aprire un conto corrente in pochi minuti configurandolo direttamente dal telefono e con il dettaglio per tipologia delle spese effettuate. Un conto che si trasforma anche in un salvadanaio virtuale che può raccogliere gli arrotondamenti “mettendo da parte questi spiccioli e aiutandoti a raggiungere i tuoi obiettivi”. Tra le numerose caratteristiche del conto, Elena Lavezzi evidenzia la possibilità di poter effettuare spese fuori dei confini nazionali in più di 150 valute al tasso di cambio interbancario, con una commissione dello 0,5% per tutti gli importi oltre € 6,000 al mese inoltre prelevare o inviare denaro all’estero sempre con estrema facilità con spese nulle o ridotte se superano certe soglie.

Altra caratteristica della proposta Revolut è quella della possibilità di accedere ai mercati delle criptovalute potendo trasformare le 30 valute attualmente gestite in Bitcoin, Litecoin, Ethereum, Bitcoin Cash e XRP, il tutto con la massima facilità.

“L’impegno per la digitalizzazione delle società partecipate da Intesa Sanpaolo” è stato il tema affidato a Maurice Lisi, Head of Multichannel & CRM, International Subsidiary Banks Division di Intesa Sanpaolo.

Il gruppo Intesa Sanpaolo dispone di una rete globale costituita da banche controllate, attive in 12 Paesi tra Europa Centro-Orientale, Medio Oriente e Nord Africa e da una rete internazionale specializzata nel supporto alla clientela corporate composta da Hub Corporate, Uffici di rappresentanza, Filiali e Banche, presente in 25 Paesi. All’interno di questa struttura si pone la Divisione International Subsidiary Banking (ISBD) che coordina le 11 realtà creditizie presenti nell’Europa orientale ed una, Alex Bank, in Egitto.

Il tema è dunque quello di coordinare e realizzare un sistema informativo che possa gestire storie e culture diverse: “In one country we might discuss how to do everything online, whereas in another it is about using technology to deliver financial inclusion,”  prosegue Maurice Lisi “100 million citizens in Egypt are unbanked. In Albania, looking at the data, we have a group of people who are going to skip the desktop PC era, going straight to mobile. In all territories we are continually learning and improving.”

Per rispondere a queste esigenze il gruppo guidato da Lisi  ha sviluppato una piattaforma evoluta di accesso ai servizi tramite canali digitali e fisici (DigiCal). "La tecnologia sta cambiando il DNA del settore bancario e distruggendo completamente i sistemi tradizionali, per rimanere rilevanti per il cliente, devi essere pronto a cambiare. Coloro che non lo faranno scompariranno."

Un progetto figlio di questa nuova visione e, ad esempio, l’instant credit, che si è posto l’obiettivo di testare gli elementi chiave per una “proposition Smart Lending con un time-to-market accelerato, riducendo gli interventi IT, sfruttando le funzionalità delle Fintech e facendo leva su una piattaforma dedicata ed integrata con il sistema informativo dell’istituto.

Per Stefano Cioffi, Responsabile dei Servizi Digitali e Open Banking di Banco BPM, l’avvento del digitale deve essere un fattore abilitante per la trasformazione del ruolo delle agenzie e di supporto alla Omnicanalità e così fornendo “al cliente migliori servizi digitali ma garantirgli una customer experience unitaria

Fisico e digitale: due valori essenziali nel rapporto con la clientela ove il “digitale diventa il vero abilitante ed il punto di raccordo tra i canali”. Per Banco BPM l'esperienza in filiale rimane cruciale, questo significa utilizzare gli spazi fisici per far vivere al cliente un'esperienza concreta e per consentirgli l'accesso a funzionalità che sono difficilmente replicabili digitalmente” mentre “Il digitale diventa il perno centrale di ogni strategia digitale e omnicanale. È un supporto, non più una minaccia”.

Gli obiettivi delle “soluzioni digitali” prevedono la migrazione, sui canali digitali, delle le funzionalità dispositive a basso valore aggiunto, creando “traffico in filiale” grazie a tecnologie web su prodotti ad alto valore aggiunto liberando la clientela da una operatività ormai obsoleta. I nuovi modelli di  business, sempre più digitali, dovranno adattarsi con estrema flessibilità ai nuovi scenari dovranno essere in grado di modificarsi per garantire il massimo grado di scalabilità.

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Fondere Persone e Tecnologia: creare una banca “bionica”; al di là della metafora, il pensiero di Carlo Panella, Head of Direct Banking & Chief Digital Operations Officer di Illimity Bank, racchiude un modello di business costruito essenzialmente su due pilastri: la specializzazione nella gestione del credito “problematico” accanto alla realizzazione di un canale digitale: Una banca nata nuova: con intelligenza umana e tecnologie digitali realmente integrate. Una banca nata senza vincoli: senza i freni del sistema tradizionale ma con la solidità e la serietà delle migliori esperienze.

Dunque, per Carlo Panella Illimity sta realizzando vantaggi sostenibili e competitivi poiché, nata nel 2018, non è gravata dai modelli bancari del passato, è basata su personale di elevate qualità e su di una piattaforma tecnologica di avanguardia che può generare faster response time and lower complexity.

Nel settore creditizio il valore per il cliente consiste in proposte tailor-made ed un best response time. Questo valore si riflette ovviamente anche sulla banca creando un competitive advantage in credit underwriting and monitoring. Il secondo pilastro è costituito da una fully fledged digital bankbut with human touch. Un rapporto bancario paperless, costruito sulla normativa PSD2 e supportato da una gestione advanced personal financial.

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Per Marco Cecchella, Direttore Generale, UBI Sistemi e Servizi e CIO di UBI Banca, l’Information Technology è “rivoluzione” e non più “centro di costo”. La realizzazione di una “banca piattaforma”, di fatto indotta dalla normativa PSD2, deve bilanciare l’esposizione verso l’esterno – con le cosiddette “terze parti” – con il recupero di redditività mettendo a valore l’ingente mole informativa creata nel tempo con la gestione del rapporto con la clientela.

“Nel percorso verso l’Open Banking, un elemento fondamentale che deve essere preso in considerazione è rappresentato innanzitutto dai dati, da cui estrarre il massimo valore a supporto di un business decisioning sempre più automatizzato. In questo contesto i “dati” per essere trasformati in “informazioni” utili per generare valore, dovranno presentare caratteristiche di veridicità. Solo su questa base e con l’aiuto delle cosiddette "5A Technologies" la banca potrà competere ottenendo una struttura dei costi più efficiente migliorando l'efficacia di processi e ricavi.

Cecchella, riportando i “5 scenari di rischio prevalente indotti dall'Open Banking” contenuti nel rapporto edito dall’EBA del 3 luglio 2018 (The impact of Fintech on incumbent credit institutions’ business models), evidenzia, ad esempio, come “Negli ultimi anni, l’aumento significativo dei dati disponibili e il miglioramento delle loro capacità di elaborazione hanno consentito il rapido progresso delle tecnologie di intelligenza artificiale che sono ora disponibili per portare un grande valore aggiunto alle banche e ai loro clienti”. La mitigazione dei rischi evidenziati nel rapporto EBA è dunque possibile ed auspicabile.

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Una Open Platform, per Luca Montagnini, Deputy Chief Information Officer di Crédit Agricole Group Solutions, è “un valore per il cliente e per il territorio”; Il Piano industriale del Gruppo esprime per la prima volta la Ragion d’essere di Crédit Agricole, che è alla base del suo modello relazionale unico e al centro del suo modello di banca universale di prossimità.

Un esempio, per dare concretezza ai notevoli investimenti del gruppo sui temi della tecnologia, è quello realizzato dalla Start-up Plick un esempio di FinTech supportata all’interno della struttura Le Village; una catena di  hub realizzati da Crédit Agricole, ad oggi 33 di cui uno a Milano.

Con il sistema di pagamento realizzato da Plick si possono effettuare pagamenti digitali senza limiti, in tutta Europa, utilizzando il proprio smartphone e senza conoscere l’Iban del beneficiario; è sufficiente il numero di telefono o la e-mail. Il ricevente riceverà un importo “irrevocabile” e senza che la sua banca aderisca al sistema Plick.

I prossimi passi del Gruppo vedranno l’offerta di nuovi servizi/prodotti derivanti dall’integrazione di nuove startup, estendendo la presenza sul territorio del modello Le Village, coinvolgendo la clientela nel disegno degli stessi. Relativamente al modello architetturale dell’IT esso verrà guidato dalla logica data and event driven per rendere più efficace la customer experience.

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Vittorio Giusti, Chief Operating Officer di Aviva, pone subito l’accento sulle scelte imprenditoriali che devono essere compiute dagli agenti presenti nei mercati finanziari e assicurativi. Cosa scegliere tra Open e/o Closed Innovation ? Una ricerca dell’innovazione che si sviluppa per linee interne o che si nutre delle esperienze esterne ?

Citando in apertura di presentazione il lavoro di Henry W. Chesbrough – Open Innovation, The New Imperative for Creating and Profiting from Technology “L'open innovation è un paradigma che afferma che le imprese possono e debbono fare ricorso a d idee esterne, così come a quelle interne, ed accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche” per Aviva la risposta è netta: La globalizzazione, il crollo delle barriere tra i diversi settori e la successiva interdipendenza hanno aperto la strada verso l’Open Innovation, che supera i vecchi «segreti industriali», figli dell’era della Closed Innovation

Il case study di Aviva Plus è dunque figlio di questa visione che si poggia su tre pilastri: (i) Inbound Innovation; l’adozione/utilizzo di risorse provenienti dall’esterno per accelerare l’innovazione con un approccio tecnologico Buy vs Make, (ii) Outbound Innovation fornendo verso l’esterno prodotti e modelli Innovativi; un approccio white label e partenership e (iii) ultimo, ma non meno importante,

Coupled Innovation process; una combinazione delle due modalità Inbound ed Outbound con modelli innovativi di Joint-Venture.

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Per Allianz Group, 92 milioni di clienti e presente in 70 paesi, è risultata fondamentale la creazione  di una digital unit. Allianz X is the digital investment unit of the Allianz Group. We are investing in digital growth companies that are part of the ecosystems related to insurance. We identify and invest in the best digital frontrunners that are strategically relevant for the Allianz Group. We provide an interface between portfolio companies and the digital ecosystem within Allianz as well as drive innovation across Allianz’s operating entities and global lines of business.

Tra le molteplici attività sviluppate da Allianz X e interfaccia primaria tra Allianz e l’ecosistema digitale, Manuela Diviach, Responsabile Organizational Management & Digital Innovation di Allianz, ha presentato una applicazione per gli agenti in mobilità. Potranno trovare uno Smart BI con interazione vocale, una nuova forma di comunicazione con video notizie e podcast, avranno una visione end to end del cliente ed una dashboard con i principali KPI’s di portafoglio e, sempre tramite il loro dispositivi, potranno realizzare operazioni di portafoglio ovviamente native digitali.

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Anche per Luigi De Cata, Head of Digital, CRM and Data IT di AXA, le compagnie assicurative si devono trasformare per i loro clienti da payer a partner e le open platform devono supportare questo passaggio creando valore per la clientela. Ad esempio, nel settore della salute di “AXA Caring” le innovazioni di prodotto/processo partendo dalla care coordination, ovvero l’integrazione nativa nel TPA di logiche di care management in modalità health orchestrator, ottimizzano i servizi al cliente sfruttando la sinergia con il progetto “Centri diagnostici”. Si garantisce, con la telemedicina, una health customer journey con il pagamento immediato per determinate prestazioni dando inoltre la possibilità ai nostri clienti di esprimere una opinione sulle strutture utilizzate e sulla qualità dei servizi ricevuti. Il prodotto AXA Caring è ovviamente assistito da una struttura di smart booking per le prenotazioni.