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Intervista a Lorenzo Montanari

CEO & Direttore Generale, Avvera
A cura di Carlo La Rosa | Research Manager Cetif
01.12.2020
News
A cura di Carlo La Rosa | Research Manager Cetif

 

 

D: Quali pensi siano i driver che stanno spingendo le banche a cambiare, sia pre-covid che post covid? 

Come Avvera stavamo già approcciando dei cambiamenti in ambito digitale prima dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19. Difatti, essendo una realtà più autonoma e legata ai concetti di open banking, siamo sempre stati flessibili e pronti a cogliere qualsiasi cambiamento. 

L'avvento del Covid-19 ha portato le istituzioni ad adottare soluzioni più contingency che sono sicuro potranno persistere. Ad esempio, si sono sperimentati processi di riconoscimento e di firma digitale a distanza. 

Già da qualche mese però, Avvera stava guidando l’azienda verso un percorso specifico legato al digital lending, che porterà alla creazione di un prodotto fully digital e fortemente legato alla PSD2. Così come il nostro gruppo, che sta seguendo questo tipo di impostazione perseguendo il tema della digitalizzazione non solo in termini di soluzioni e processi ma anche di cultura aziendale. Ad esempio, la figura del Chief Innovation Officer sta lavorando molto insieme all’IT sul concetto di data governance. 

D: In merito a questa visione open, orientata allo studio e alla governance del dato, si aspetta che, una volta che la crisi sanitaria ci permetterà di tornare alla normalità, il mercato tornerà come prima o si consoliderà su questi stimoli? 

Ritengo assolutamente che il mercato si consoliderà, anche basandomi sui dati a disposizione. Difatti, l'unico lato positivo di questa crisi è stato l’utilizzo più intenso di processi e strumenti digitali da parte della clientela, che ne ha potuto così verificare sia la velocità sia la praticità, creando una cultura digitale più solida. Effettivamente, i numeri in termini digitali sono stati elevatissimi, ma la base di partenza era, purtroppo, molto bassa.  

Mi auguro che lo sforzo e l’avanzamento fatto in questi mesi rimanga anche in futuro, noi cercheremo di spingere i clienti e i consulenti ad un utilizzo continuo di prodotti e processi a distanza, continuando a investire anche su soluzioni interne affinché si possa guardare l’innovazione come un evento strutturale definitivo e non momentaneo. 

D: In questo momento stiamo assistendo a due differenti strategie messe in atto dalle banche, una extra-finance e una più strettamente legata ai servizi finanziari. Quale pensa sia la strategia migliore per le banche, affinché si possa ottenere un valore concreto? 

Le soluzioni extra-finance sono interessanti sebbene non siano la strada che abbiamo percorso. Difatti, questa soluzione deve poter essere legata a sistemi interni che possano consentire un dialogo tra banca e cliente diverso e, per fare ciò, prima di tutto bisogna lavorare sulla cultura e sulla diffusione dei servizi finanziari. Crediamo molto in soluzioni phygital, la relazione umana è importante ma deve poter essere accompagnata da una digitalizzazione nei processi. Infatti, queste soluzioni permettono un contatto con il cliente riservato ad attività di qualità, mentre, tutti quei servizi che non sono di qualità possono essere svolti attraverso i canali digitali. 

Ritengo quindi che il primo investimento delle banche debba essere legato alla cultura, poiché lo strumento digitale da solo risulta obsoleto se non viene legato ad un insegnamento efficace dello stesso. 

D:Lei è l’Amministratore Delegato di un’azienda che si occupa di servizi creditizi all’interno di un gruppo bancario. Quanto è importante il digital e quanto lo sarà in futuro all’interno della sua attività? 

Il digitale è diventato e resterà una priorità. Il primo tema da affrontare sono però le Legacy normative e la fossilizzazione verso atteggiamenti che si sono consolidati negli anni e che ora si fatica a vedere in maniera differente. Prima di arrivare a digitale bisogna quindi ragionare sulla parte dei processi bancari. La semplificazione di questi non è sempre consentita, quindi il primo passaggio da fare è una semplificazione dei processi mentali, in modo da poter ragionare diversamente e favorire la digitalizzazione. 

Infatti, abbiamo scelto una piattaforma per esporre le nostre API e favorire l’Open Banking e stiamo favorendo l’educazione finanziaria sull’utilizzo di nuovi processi e prodotti sia verso l’interno che verso i clienti, lavorando su un cambiamento culturale.

D: Vedendo quanto sia forte il tema dell’open e della condivisione, in che modo lo Steering Committee del Digital Lending HUB, all’interno di una struttura universitaria, può dare un valore concreto ai Membri che vi fanno parte e al mercato finanziario? 

Uno degli obiettivi da realizzare all’interno del sistema bancario italiano è la creazione di ecosistemi. All’interno di questi la banca deve poter essere il pivot e, intorno ad essa, devono trovarsi servizi e opportunità finanziarie ed extra finanziari che favoriscano la clientela. Lo Steering Committee può favorire la creazione di un ecosistema, mettendo a fattore comune conoscenze bancarie e aspetti legati all’innovazione. Diventando così, all’interno del nostro paese, un esempio concreto di un sistema open.