• Membership

    Oltre 30.000 professionisti compongono l’ecosistema di Cetif: favoriamo l’incontro e lo scambio fra banche, assicurazioni e aziende in un Centro accademico, ambiente competente e indipendente, per condividere conoscenze, esperienze e strategie sui più innovativi fattori di cambiamento.

  • Research

    16 Hub di ricerca focalizzati su dinamiche di evoluzione strategica, aggiornamenti normativi, prassi organizzative e di processo, effetti della digitalizzazione: studiamo trend di innovazione e best practice e li condividiamo con le nostre community.

  • Eventi

    Oltre 60 events tra cui Main events (Workshop e Summit) e Community events (collegati alle attività di ricerca) e Webinar: facciamo incontrare banche, assicurazioni e aziende per una crescita condivisa su trend e sfide per delineare strategie di sviluppo innovative.

research

L’intelligenza artificiale per conoscere il cliente

L’intelligenza artificiale è al centro della strategia commerciale futura di banche e assicurazioni. Basta guardare i Digital Trends 2022 per vedere quanto la possibilità di fare leva sui dati sia tra le priorità.
A cura di Alberto Grisoni | Azienda Banca
19.05.2022
Dicono di noi
A cura di Alberto Grisoni | Azienda Banca

L’intelligenza artificiale è al centro della strategia commerciale futura di banche e assicurazioni. 
Basta guardare ai dati dei Digital Trends 2022 del Cetif per vedere quanto la possibilità di fare leva sui dati sia tra le priorità: l’83,3% delle realtà intervistate segnala tra i trend più interessanti da qui al 2025 la “AI for Business”. Cioè proprio l’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle proprie strategie commerciali.

Oltre l’omnicanalità
Strategie che puntano al concetto di opticanalità, che sta evolvendo quel-lo di omnicanalità e introduce l’idea vincente di “un canale giusto al mo-mento giusto”. Lo sviluppo dell’opti-channel è segnalato come un trend al 2025 dall’82,6% del campione, mentre il 60,4% lo indica tra i temi forti già per il 2022. 
«Tra le banche e le compagnie as-sicurative – spiega Paolo Gatelli, Senior Research Manager di Cetif – è ormai diffusa la consapevolezza che occorre spostarsi da un model-lo data driven a uno insight driven. E questo è un segno di maggiore maturità nell’uso dei dati e dell’in-telligenza artificiale. La grande mag-gioranza delle realtà finance si è attrezzata per use case semplici, che suggeriscono la best next action, ad esempio per ridurre il churn o per inviare una notifica al cliente al veri-ficarsi di una certa condizione. Ora è il momento di passare a un modello insight driven, in cui si vogliono com-prendere le passioni, le abitudini e le emozioni che portano un cliente alla ricerca di un prodotto o un servizio. Analizzando il suo profilo per indivi-duare il canale e il momento giusto per contattarlo».

L’emozione alimentata dalle informazioni
E proprio lo insight driven engage-ment è segnalato come un trend in corso da un ulteriore 58,3% del cam-pione. Insomma, si sta lavorando per comprendere il cliente sotto diverse dimensioni, personalizzando ulterior-mente la relazione. «Un concetto non banale da capire è quello di emozione – prosegue Gatelli – che nel settore finanziario può sorprendere. Non devo andare a cercare un aspetto legato alla sfera dei sentimenti in un mutuo, ad esempio, ma nel contesto di vita del cliente a cui quel prodot-to è collegato. Chi chiede un mutuo sta realizzando un progetto familiare, insegue un sogno. Sta compiendo un passo importante, che richiede una logica di relazione empatica, suppor-tata dalle informazioni sui bisogni del cliente. Oggi poche banche e compagnie sono arrivate a questo punto, ma l’obiettivo è tracciato».

Un cliente multi-dimensionale
E questo obiettivo richiede di consi-derare il cliente nella sua interezza. Clusterizzando quindi la clientela non solo in modo più puntuale, ma anche multi-dimensionale. «Ogni individuo ha caratteristiche che lo accomunano con alcune persone, ma lo differenziano da altre – commenta Gatelli- Per questo si parla di Multi-personas. Il cliente va analizzato sotto diversi profili di comportamento e di bisogni, che ne considerano tutte le sfaccet-tature. Con questi insight posso co-struire una relazione personalizzata ed efficace. L’esempio più semplice e banale è la predisposizione del clien-te a essere contattato su determinati canali in diversi momenti della gior-nata, sulla base del fatto che si trovi a casa o al lavoro».

Gli insight mostrano la via 
Il cliente diventa un personaggio a più dimensioni, con cui interagire in base a regole dinamiche. «Grazie a questi insight la banca può passare da una lo-gica pull a una push – continua Gatelli – contattando direttamente il cliente con il canale più adatto. Può inviare una notifica in app per un’esigenza semplice, oppure segnalare un’oppor-tunità alla filiale o alla rete di consulenti, in caso di un bisogno più sofisticato. Ma molto dipende da ciò che la banca riesce a intuire rispetto al profilo del cliente: sono gli insight elaborati dall’intelligenza artificiale a dire qual è il canale, il prodotto e il momento di interazione migliore».

Arricchire i dati
I settori bancario e assicurativo sono ritenuti tra quelli che dispongono di più informazioni sulla clientela: una vera e propria miniera di dati su transazioni, beni posseduti, famigliari. «In realtà an-che le aziende finanziarie possono be-neficiare di azioni di data enrichment – osserva Gatelli – innanzitutto per conoscere meglio i loro clienti “storici”. Ma se stanno acquisendo nuova clientela, oppure se sono challenger da poco sul mercato, il set di informazioni a disposizione è, generalmente, piut-tosto ridotto. Ci sono molti modi per arricchirlo: si possono sviluppare part-nership ed ecosistemi con terze parti; oppure puntare sull’open banking e sull’accesso ai conti correnti presso al-tre realtà. Inoltre, molte informazioni utili possono provenire dai canali digi-tali, attraverso le cosiddette digital footprints: penso alla geolocalizzazione oppure alla tracciatura de servizi sottoscritti».

Gli insight per il private banking
Il modello insight-driven è estendibile, con opportuni aggiustamenti, a tutti i segmenti di clientela. «Si possono naturalmente azionare insight anche per la clientela Private, ad esempio – specifica Gatelli – anche se, in molti casi, riguarderanno aspetti così importanti da rendere illogico gestirli con una no-tifica o un’email. Per il private banking, l’intelligenza artificiale può generare insight profondi a supporto dell’attivi-tà di contatto e di consulenza condotta dal banker. In realtà, l’AI può fare ancora di più, cioè aiutare la banca a scoprire i cosiddetti hidden affluent o hidden pri-vate. Clienti che la banca conosce poco e che non riesce a collocare nel giusto segmento: analizzando i dati relativi al comportamento di un cliente e al suo patrimonio è possibile restituire la giu-sta dimensione a un soggetto e raffor-zarne il rapporto con la banca».